Lo spunto per questa installazione fu il libro dello scrittore di fantascienza americano Stanley Grauman Weinbaum che pubblicò Pygmalion’s Spectacles, in cui descriveva il primo modello fittizio per i sistemi e le esperienze che ora descriviamo come realtà virtuale. La fantascienza ha ripetutamente profetizzato le stesse tecnologie che stanno accelerando verso un'ampia disponibilità e un uso diffuso
Installazione virtuale a Stoccolma. Una visione del progetto senza limitazioni fisiche
Lara Lesmes e Fredrik Hellberg, direttori creativi dello studio di architettura londinese Space Popular, presentano una visione del potenziale latente della progettazione spaziale in e per ambienti virtuali, uno studio che interfaccia architettura e scienza cognitiva
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Nell'ambito dell'architettura e del design, tali questioni sono particolarmente acute. Quale forma dovrebbe assumere un sistema di valori architettonici, ad esempio, quando si espande dal mondo fisico a multiversi virtuali? Se i progettisti di questi ambienti non sono vincolati da un'esigenza di riparo, né sono tenuti a rispettare le varie limitazioni fisiche imposte dalla costruzione nel mondo reale, cosa ci si potrebbe aspettare da loro? Quale sarebbe il ruolo dell’architetto?
L’installazione “Value in the Virtual” vuole presentare una visione del potenziale latente della progettazione spaziale per ambienti virtuali. I sei ambienti fanno riferimento a spazi e luoghi che si possono trovare a Stoccolma
Se la realtà virtuale non è più fantascienza allora è nostro dovere collettivo, sia come potenziali utenti che come cittadini di domini vivibili ancora da progettare, assumerci la responsabilità di una tecnologia che con ogni probabilità dominerà le nostre esperienze quotidiane e le interazioni interpersonali nel futuro imminente