iMorticelli: BLAM trasforma Salerno attraverso la rigenerazione urbana
iMorticelli: BLAM trasforma Salerno attraverso la rigenerazione urbana

iMorticelli: BLAM trasforma Salerno attraverso la rigenerazione urbana

Nel cuore del centro storico di Salerno, il collettivo di architette BLAM ha trasformato una chiesa cinquecentesca abbandonata in un vibrante centro di produzione culturale: iMorticelli. Questo progetto di rigenerazione urbana, avviato nel 2018, ha ripensato lo spazio ecclesiastico per creare un punto di comunità che ospita eventi culturali, una caffetteria sociale e laboratori creativi. Vincitore dell'avviso pubblico Creative Living Lab, iMorticelli è un esempio riuscito di recupero del patrimonio storico attraverso il coinvolgimento attivo della cittadinanza.

Trasformare una chiesa cinquecentesca in un Punto di Comunità

La chiesa cinquecentesca di San Sebastiano del Monte dei Morti, nota anche come Chiesa dei Morticelli, è stata riportata in vita dopo decenni di abbandono. Questo luogo sacro, dismesso dagli anni '80, è ora il primo centro di produzione culturale a vocazione sociale della città. Guidato dal collettivo di rigenerazione urbana BLAM, il progetto ha trasformato lo spazio ecclesiastico in un vivace polo creativo e comunitario.

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Un percorso collaborativo verso il rinnovamento

Dal 2018, il progetto iMorticelli ha adottato approcci di co-produzione tipici dei living labs, coinvolgendo professionisti, amministrazioni e soprattutto cittadini attivi. Questo sforzo collaborativo ha visto il progetto vincere l'avviso pubblico Creative Living Lab. Con il supporto del Comune di Salerno, della Fondazione Comunità Salernitana ETS, Ablativo, Arteria Salerno e BAG studio, iMorticelli sta consolidando la sua dimensione di Punto di Comunità, stimolando l'interazione e la creatività tra residenti e visitatori.

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Attività e innovazione per la comunità

Negli ultimi anni, iMorticelli ha attivato un hub culturale, un centro di produzione con un'offerta culturale ibrida e site-specific, una portineria e info point di quartiere e una caffetteria sociale che promuove prodotti locali e biologici. La riapertura della chiesa ha segnato l'inizio di un percorso di riuso adattivo del bene storico, trasformando l'ex chiesa in un laboratorio vivente creativo. Questo spazio è diventato incubatore di nuove idee imprenditoriali e culturali.

Recentemente, sono stati organizzati laboratori aperti alla cittadinanza per co-programmare attività future, tra cui un workshop di urbanistica tattica e autocostruzione, che ha ridefinito il rapporto tra i Morticelli e Largo Plebiscito, la piazza antistante. Questi laboratori hanno coinvolto studenti, giovani professionisti e la comunità locale, promuovendo una maggiore interazione e cooperazione. Attraverso un approccio pratico-teorico basato sul learning-by-doing, iMorticelli si propone di continuare a essere un catalizzatore di nuove energie e risorse per il territorio, esplorando nuove forme di utilizzo e gestione sostenibile dello spazio pubblico.

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Ho dialogato con Ludovica La Rocca, una delle architette del collettivo e le ho rivolto qualche domanda per conoscere meglio il progetto della ex-chiesa Imorticelli e il loro lavoro progettuale e operativo.

#1 answer

Ciao, come è nato il collettivo BLAM e quali sono i temi al centro dei vostri progetti?

Ciao! Blam è nato essenzialmente da un’esigenza. Da neo-laureate in architettura, e cittadine attive, ci siamo ritrovate con il desiderio di sentirci utili e dare uno scopo al nostro lavoro. Non bastava occuparsi di contenitori vuoti, senza prestare la dovuta attenzione al contenuto: le persone, che i luoghi li abitano e li fanno. Così, in un mare di incertezze e un’ondata di entusiasmo, nel 2018 abbiamo adottato questo suono onomatopeico, Blam, con cui volevamo riprodurre il suono di una porta che si apre, il fragore di qualcosa che si rompe e si impone; una sorta di squillo in grado di riflettere un cambiamento nelle nostre vita professionali, ma anche l’effetto dirompente che avremmo voluto generare sui territori in cui ci saremmo trovate a lavorare.

I nostri progetti definiscono di fatto strategie di rigenerazione urbana a base culturale in cui ci interessa moltissimo il riuso degli spazi pubblici, ancor più se luoghi del patrimonio, e il rapporto tra questi e le comunità abitanti. In questi processi, ci occupiamo di percorsi di capacity building, di empowerment delle comunità, così come di nuova imprenditorialità nel mondo culturale.

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#2 answer

Come integrate la vostra attività progettuale e il tema specifico che prevede processi di rigenerazione urbana e recupero degli spazi?

Come dicevo, la nostra attività prevede in gran parte la progettazione di processi di rigenerazione urbana, in differenti scale. Quasi tutte le attività progettuali interessano porzioni o aspetti differenti di strategie più ampie, dalla progettazione di programmazioni culturali alla costruzione di processi partecipati per la definizione di piani urbanistici o territoriali. La domanda di ricerca che ci muove è sempre la relazione che insiste tra abitanti e luoghi: in termini di consapevolezza, di strumenti, di rappresentazione, di coinvolgimento attivo nei processi decisionali funzionali alla loro trasformazione. Tutte le azioni diventano strumentali all’apertura di nuovi varchi di riflessione e di azione, per migliorare la qualità dei contesti urbani che abitiamo e la qualità delle nostre vite.

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#3 answer

Come definite la vostra azione progettuale e in che modo questa guida le vostre iniziative?

Blam sta in quella linea di mezzo tra istituzioni e comunità, contribuendo al disegno di nuovi spazi di cooperazione tra cittadini e pubblica amministrazione, e nuovi modelli di co-governance. Per questo, stimoliamo l’emersione di desideri e aspirazione degli abitanti, ne facilitiamo la partecipazione all’interno dei processi decisionali e sollecitiamo l’utilizzo di nuovi strumenti di governance affinché esperienze e pratiche dal basso possano diventare norma e struttura istituzionale. Un po’ tutte le nostre iniziative, in differenti modalità, provano a innescare questo mutuo scambio, attivando pezzetti di comunità più forti, più consapevoli, più influenti nelle trasformazioni urbane.

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#4 answer

Uno dei vostri progetti più importanti e conosciuti è il Punto di Comunità iMorticelli, qual è l’idea che ha portato il collettivo a scegliere di lavorare principalmente su aree abbandonate di Salerno? 

Come diciamo spesso, volevamo provare a costruire non edifici, ma occasioni attorno alle quali le persone si possano riappropriare di essi. Ci interessavano soprattutto gli spazi pubblici, i luoghi del patrimonio culturale, il modo di vivere la città e il protagonismo dei cittadini. All’epoca una parte di noi era coinvolta in una tesi universitaria che intersecava valutazione, progettazione architettonica e restauro con la voglia di attivare un processo concreto di riuso temporaneo di uno spazio pubblico. Ci si avvicinava al 2018, anno europeo del patrimonio culturale, e maturava sempre più l’interesse verso il patrimonio in dismissione quale risorse e opportunità, più che scarto. Nel caso specifico, poi, a Salerno ci siamo concentrate molto sulla mappatura degli spazi in disuso di natura ecclesiastica, forse la più corposa infrastruttura presente sul territorio nazionale che pone un interrogativo molto forte sul suo riuso, sulle opportunità che presenta e sugli approcci necessari che portano a definirne nuove funzioni, nel rispetto dei valori simbolici che questi presentano. In accordo con il comune di Salerno e il Dipartimento di Architettura, l’attenzione ricadde proprio sull’ex chiesa di San Sebastiano del Monte dei Morti, nota come dei Morticelli, in disuso dagli anni ’80. E da lì poi si è iniziata a scrivere una storia cresciuta nel tempo e oggi viva più che mai con il primo Punto di Comunità della città.

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#5 answer

In che modo avete coinvolto i cittadini nel progetto e come viene gestita la loro partecipazione attiva?

Le modalità di ingaggio sono molto diverse: dai tavoli di comunità per ridefinire insieme le prospettive dello spazio e riformularne l’offerta, ai form attraverso cui candidare le proprie proposte per lavorare nei cantieri tematici, alle call pubblicate per coinvolgere abitanti e/o professionisti in progetti specifici. L’obiettivo principale è che iMorticelli siano una palestra di co-produzione, in cui le comunità vengono coinvolte nei processi creativi in una prospettiva di welfare culturale, con l’intento di offrire una proposta unica, specifica per lo spazio e per il suo contesto. Poi, ognuno ne fruisce come vuole, oppure no. L’importante è che abbia la possibilità di farlo.

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#6 answer

Quali sono le maggiori sfide e le più grandi soddisfazioni nel lavorare a stretto contatto con la comunità locale?

Piccola premessa: proviamo a parlare sempre di comunità al plurale, consapevoli di interfacciarci con comunità residenti o temporanee, comunità di prossimità o comunità di intenti, che per natura e obiettivi diversi possono riconoscersi nello spazio e trovare in esso opportunità di esprimersi non solo per sé stessi o per gli altri, ma con gli altri.

Tra le principali sfide, sicuramente gestire una pluralità di linguaggi coerenti e giusti per i differenti interlocutori; preservare sempre la massima attenzione all’ascolto, ad ogni scala di confronto; stimolare la capacità aspirazionale delle persone, senza rischiare di generare illusioni allo stesso tempo. Tra le più grandi soddisfazioni, sicuramente quella di essere riconosciute con i nostri nomi dalla signora Anna; di veder camminare i progetti con le proprie gambe, con volontari e nuovi professionisti che se ne prendono cura in prima persona; aver visto nascere nuove relazioni, di amicizia, d’amore o professionali, tra persone che prima non si conoscevano e adesso si organizzano tra loro indipendentemente da noi o dallo spazio.

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#7 answer

Quali sono gli effetti più significativi che avete osservato in termini di costruzione di relazioni e coesione sociale grazie ai vostri progetti?

Il bilancio di impatto de iMorticelli 2024, per esempio, rilascia un po’ di indicazioni in merito, a rafforzamento di quanto dicevo prima. Molte persone ritengono che la partecipazione alle attività, e quindi alla valorizzazione di questo spazio, abbia impattato molto sulla qualità delle loro vite, consentendo loro di costruire nuove reti sociali con nuove amicizie, nuove persone su cui contare, sentendosi per la prima volta parte di una comunità di scopo, e non di uso. Un pezzetto di comunità con cui condividere la voglia di stare insieme, di partecipare ad un obiettivo comune, di parlarsi, ascoltarsi, con cui ballare, scoprire nuove lingue, cimentarsi nell’apprendere nuove abilità, ascoltare musica nuova. “Credo che anche i rapporti che ho sviluppato qui mi hanno aiutato a migliorare me stesso […] le esperienze sociali ti aiutano nel rivalutare te stesso, per dire ‘allora a qualcosa servo’”. Questa risposta ottenuta da una delle interviste per la valutazione di impatto, esplicita perfettamente la relazione che cerchiamo costantemente di costruire tra persone e luoghi affinché questo impegno civico sia in grado di migliorare la propria qualità della vita.

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#8 answer

Quali sono le principali attività e programmi che vengono attualmente offerti presso il centro culturale iMorticelli?

Ogni anno iMorticelli cambiano un po’ di pelle: le comunità si ritrovano per progettare insieme le nuove sfide da affrontare nei mesi a venire. Quest’anno, negli Stati Generali 2024 a giugno sono emerse 7 nuove sfide sociali cui operatori e operatrici culturali sono chiamate a rispondere attraverso dispositivi culturali, da performance teatrali a musica, da cinema a design. L’ibridazione di queste arti sta portando alla definizione, proprio in questi giorni, di un nuovo programma che sempre più adotta approcci di welfare culturale. Possiamo dire sicuramente che molte delle attività e dei format verranno riconfermati: gli incontri di scacchi, i laboratori di lingua spagnola, gli incontri Internazionali, i concerti a lume di candela, le presentazioni di riviste indipendenti e i laboratori di maglia. Molti nuovi format stanno invece per nascere, e per questi dobbiamo aspettare giusto qualche altra settimana!

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#9 answer

Quali sono i vostri obiettivi futuri per questo spazio?

Stiamo lavorando con l’amministrazione per attivare strumenti in grado di assegnare questo bene con un orizzonte temporale più ampio, affinché possa maturare partnership più solide e programmare con maggiore respiro il suo futuro, in termini di sostenibilità economica e umana. Inoltre, l’esperienza di questo Punto di Comunità ha maturato un modello replicabile che presto verrà replicato in altri spazi della città così attivando una rete di Punti di Comunità su scala urbana.

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#10 answer

Siamo quasi giunti al termine di questa intervista, ma non prima di condividere un pò di musica. Immaginiamo di essere a iMORTICELLI in una delle serate estive e c'è la musica in filodiffusione, cosa ascoltiamo? Grazie

People Have the Power, di Patti Smith!

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