Luigi Carriero: l’equilibrio segreto tra forma, materia e visione
Luigi Carriero: l’equilibrio segreto tra forma, materia e visione

Luigi Carriero: l’equilibrio segreto tra forma, materia e visione

Si presenta così Luigi Carriero parlando della sua arte: "Dipingere è divertente ed è un atto creativo straordinario. Qualcosa di nuovo e irripetibile prende forma sulla tela. È come un’impronta, una prova che il tempo passa e tutto cambia ma qualcosa di tuo resterà immutato."

Un’arte che nasce dal caso e dalla sottrazione

Luigi Carriero è un artista che sembra muoversi con leggerezza nel mondo della pittura, ma dietro il suo approccio ludico si cela un processo di ricerca raffinato e profondo. Nato a Gallipoli nel 1981, Carriero è autodidatta e il suo lavoro nasce da un’interazione spontanea con il segno, dove le forme emergono per caso e si definiscono attraverso un processo di sottrazione. L'artista parte spesso da schizzi istintivi sulla tela, lasciando che la pareidolia – la capacità umana di riconoscere volti e figure in segni casuali – guidi il suo percorso creativo. Il risultato è un universo visivo in cui linee e colori giocano con la percezione dello spettatore, invitandolo a partecipare attivamente alla lettura dell’opera.

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Tra figurazione e astrazione, un equilibrio in movimento

Carriero costruisce un linguaggio visivo fluido, che oscilla tra l’astrazione e la figurazione, senza mai cristallizzarsi in una definizione rigida. Ritratti femminili, animali e forme ibride popolano le sue tele, spesso caratterizzate da un tratto essenziale e da una palette cromatica vivace, che richiama l’estetica pop e la libertà espressiva dell’Art Brut. I suoi lavori sembrano raccontare storie sospese, frammenti di un immaginario che non si svela mai completamente, lasciando spazio all’interpretazione. La semplificazione della forma è il cuore della sua poetica: togliere il superfluo per rivelare l’essenza di un’immagine, esattamente come accade nel processo di sintesi tipico del design e della grafica contemporanea.

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Influenze e contaminazioni tra arte, musica e moda

Pur non appartenendo a una scuola o a un movimento preciso, il lavoro di Carriero risente di influenze molteplici. L’artista assorbe suggestioni dal cinema, dalla moda e dalla musica, creando un dialogo tra discipline diverse. L’estetica della street art e della grafica pubblicitaria emerge nelle sue composizioni, mentre l’ironia di alcuni soggetti richiama la leggerezza apparente di certe opere di Keith Haring o Jean-Michel Basquiat. Il colore diventa protagonista, evocando l’energia visiva di David Hockney o le sperimentazioni cromatiche di Alex Katz. Tuttavia, al di là delle influenze, mantiene un linguaggio autonomo, costruendo un’estetica personale che non cede mai all’omologazione.

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L’invito a vedere oltre la superficie

Le opere di Luigi Carriero non sono semplici immagini da osservare passivamente, ma dispositivi visivi che stimolano un’interazione attiva. La percezione del soggetto muta a seconda del punto di vista, dell’angolazione e dello stato d’animo dello spettatore. C’è sempre un elemento di sorpresa, una forma che emerge all’improvviso, un volto che appare laddove sembrava esserci solo un tratto astratto. Questa capacità di trasformazione rende il suo lavoro dinamico, aperto, capace di dialogare con un pubblico ampio senza perdere la propria autenticità.

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#1 answer
Il tuo processo creativo appare come molto istintivo, qual è il momento in cui senti che un’opera è finita?
Il mio processo creativo si basa intenzionalmente sul caso, traccio molte linee con la matita o già con i pastelli a olio badando anche alle figure ma più all’equilibrio complessivo. Poi osservo. Tanto. Osservo a lungo alla ricerca di forme e le idee arrivano da sole, “vengono fuori già con le parole”. Sentire e decidere che l’opera è ultimata non è semplice, sentire è qualcosa di emotivo, di automatico, decidere richiede più l’intelletto, la parte razionale. Certo, possiamo fare scelte dettate dalle pulsioni ma spesso sono quelle comode e/o sbagliate. Bilanciare la ragione e le emozioni non è cosa semplice. A volte si prosegue nel tentativo di raggiungere quello che è per noi un’idea di perfezione ma personalmente fermarsi è proprio un bell'esercizio di accettazione e allo stesso modo di crescita. Un singolo lavoro è solo un tassello di un percorso. Siamo limitati nel tempo, finiamo e ricominciamo. Spesso inoltre, se non metto un paletto, ottengo l’effetto opposto di allontanarmi da quello che volevo dire e il lavoro perde in spontaneità ed autenticità.

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#2 answer
Le tue opere sembrano muoversi su un confine sottile tra riconoscibile e indefinito, come se la figurazione fosse un’eco dentro l’astrazione. C’è mai stato un momento in cui hai sentito il bisogno di sbilanciarti completamente verso l’uno o l’altro?
Non sento un forte bisogno di sbilanciarmi verso il riconoscibile o l’indefinito perché sento entrambi i bisogni con ciclicità anche nello sviluppo della singola opera. Una cosa non esclude l’altra ed è tutto in continua evoluzione. In generale mi piacciono meno i lavori precisi e puliti quindi sono più portato a terminare questo “ciclo” tendendo all’indefinito, ma sempre con un pò di controllo perché altrimenti invece di espressione conscia sarebbe mero sfogo.

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#3 answer
Nel tuo lavoro è come se i colori non fossero semplicemente scelti, ma trovati nel processo. C’è un’emozione o un ritmo che guida le tue scelte cromatiche?
Più che ai singoli colori dò più rilevanza ai toni e al calore, ma anche nella scelta dei colori c’è un aspetto di casualità, anche per i colori provo e riprovo. Questo aspetto di correzione ed errore è motivante. C’è sempre da imparare e da scoprire. Spesso mi piace sovrapporre diversi strati di colore lasciando porzioni incomplete per far emergere i toni sottostanti, mi ricorda certi muri di paese nel mio Salento, consumati dal tempo. Sì, credo che con i colori si possa dare ritmo. Penso che la pittura abbia molto in comune con la musica se intendiamo che idee, colori e forme si legano come melodia, armonia e tempo.

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#4 answer
Osservando i tuoi dipinti, togliere sembra un atto rivelatore più che una semplificazione. È un processo che segui con metodo o è la tela a suggerirti cosa deve restare?
Tendo molto a coprire linee e tratti e a cancellare, o a lasciare spazi vuoti di riposo. Non si  tratta di fare il tratto giusto ma di far emergere qualcosa che vedo o che mi sta interessando. E’ una ricerca divertente. Riflette quello che sono ed è anche un esercizio di osservazione e ascolto paziente.

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#5 answer
L’arte, la musica e il cinema sono parte del tuo immaginario. C’è un artista, un musicista o un designer che ha particolarmente influenzato la tua visione?
Chiaramente non c’è un singolo artista che mi ha ispirato, ciascuno di noi è il risultato di ciò che vive e assorbe ed è quindi influenzato da decine di altri artisti anche inconsciamente. Detto questo, quelli che certamente hanno lasciato in me un segno sono, in ordine di disordine: Thelonious Monk, Woody Allen, Thom York, Francis Bacon, David Bowie, Battiato, Goya, Cecchetto, David Lynch, De Gregori, Ibrahim Ferrer, Frassica, Zemeckis, i Nirvana, Chet Baker, Arbore, Mirò, I Beatles, Klimt, Schiele, Turner, Beatles, Bach, Mozart. Mi piace il fatto che non siano solo artisti nel campo della arti visive proprio perché dimostra che l’arte si esprime e si connette in diverse forme che si connettono e si rimescolano. L’arte è autenticità e tutti gli artisti che ho citato credo siano autentici. Credo comunque che l’artista che più mi ha influenzato sia Thelonious Monk per il suo amore per le soluzioni nuove, inattese, per l’uso paziente del silenzio e per la rilevanza che dà al tempo. Ha avuto certamente un riflesso sui miei lavori.

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#6 answer
Le tue opere invitano lo spettatore a un gioco visivo, quasi una caccia alle forme nascoste. Questo elemento ludico nasce dal processo creativo o è un modo per lasciare spazio all’interpretazione di chi guarda?
Ciò che è nascosto desta curiosità ed invita al gioco. Osservare a lungo alla ricerca di forme e figure è prima di tutto un gioco ed una sorpresa per me che vedo una nuova immagine crearsi dinanzi ai miei occhi ma certamente può essere un gioco anche per chi, curioso, si vuol divertire ad osservare i miei lavori e magari condivide il mio stesso animo. Ad esempio, mi piacciono i simboli e le allegorie nelle opere perché rimandano a idee, pensieri o storie dell’autore ma richiamano anche pensieri e storie dell’osservatore creando connessione.

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#7 answer
Se potessi scegliere una sola parola per descrivere l’atmosfera che vuoi evocare nei tuoi lavori, quale sarebbe?
Inatteso. Credo che questo aggettivo sintetizzi al meglio la mia impronta perché include in un certo modo casualità, gioco e cambiamento elementi che fanno parte di me e dei miei lavori. Il mio processo creativo sta cambiando con me, inizio ad avere voglia di raccontare storie immaginarie o surreali con simboli e allegorie. Credo che però questo aspetto, l’inatteso resterà con me, vedremo.

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#8 answer
Siamo giunti quasi al termine dell’intervista, in redazione siamo tutti appassionati di musica ed è uno dei linguaggi artistici che privilegiamo, ti va di dirci tre tracce a cui sei particolarmente legato. Grazie.
Passeggiando nel portale ho notato che amate la musica, non voglio dire la buona musica perché per i gusti musicali non sono diversi da quelli culinari, ognuno hai suoi, alcuni mangiano tutto alcuni mangiano un pò di ogni cosa, altri non amano le verdure o evitano la carne.

Mi fa del male a sceglierne solo tre, ma, nell’ambito dei miei gusti, il caso oggi ha deciso queste: Monk’s Mood - Thelonious Monk (Underground), Ma come fanno i marinai - (Banana Republic), Pyramid song – (Kid A).

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