Alessandro Baronciani: visioni su carta tra musica e fumetti

Quando si parla di illustrazione contemporanea in Italia, il nome di Alessandro Baronciani spicca per creatività e visione. Illustratore, fumettista e designer, Baronciani ha saputo conquistare il cuore di lettori e appassionati con uno stile inconfondibile, che mescola sensibilità punk, introspezione e un pizzico di nostalgia. Il suo lavoro non si limita a creare immagini visivamente accattivanti, ma ha una capacità unica di intrecciare disegno e narrazione, rendendo ogni tavola una piccola finestra su un universo complesso. Baronciani non illustra, racconta e lo fa con un tratto così personale che diventa impossibile non riconoscerlo.

La creatività come atto ribelle

Narratore visivo, capace di creare universi dove le emozioni prendono forma in bianco e nero e talvolta con esplosioni di colore, sempre cariche di significato, Alessandro Baronciani  ha saputo costruirsi un'identità forte e riconoscibile senza mai smettere di sperimentare e sorprendere il suo pubblico, è un punk nell'anima. Non solo per l’estetica o per le influenze musicali, ma per l'approccio libero e controcorrente alla creatività. I suoi progetti indipendenti, come i libri stampati in tiratura limitata e realizzati a mano, sono una dichiarazione di indipendenza creativa.  Vere e proprie esperienze immersive.

Tra musica e illustrazione

Uno degli elementi distintivi del lavoro di Baronciani è il suo legame con la musica. Non è un caso che spesso il suo tratto accompagni progetti discografici. Collaborazioni con band come i Tre Allegri Ragazzi Morti o con Colapesce ne sono la prova. La musica diventa parte integrante del suo linguaggio visivo, con copertine di album e poster che raccontano il suono attraverso l’immagine. In questo senso, riesce a trasformare la sinergia tra suono e tratto in un’esperienza multisensoriale, dove chi guarda può sentire la musica attraverso le sue illustrazioni.

Ho chiesto ad Alessandro di raccontarmi un pò di cose, scopriamole attravreso questa intervista.

#1 answer

Ciao Alessandro grazie di esserti reso disponibile, mi dichiaro subito: apprezzo molto i tuoi libri e amo il tuo tratto sia nei fumetti che nelle illustrazioni. Nel prepararmi a questa intervista ho scoperto diverse cose che non conoscevo del tuo lavoro, ma soprattutto mi sono resa conto che ti hanno chiesto quasi già tutto quello che ti avrei chiesto anche io, quindi, cosa non ti hanno mai chiesto della tua arte, magari un aspetto che è rimasto più in ombra rispetto ad altri e di cui vuoi parlare?

Ehm, domanda difficile. Non ho mai pensato ad una domanda che non mi sono mai fatto e che non mi hanno mai fatto. Mi farebbe anche ridere passare del tempo a immaginare domande a cui ancora non ho - ma avrei voluto - rispondere. Molto più delle domande mi rimangono in testa dei pensieri che avrebbero bisogno di un ascoltatore per essere tirati fuori, o come direbbero in inglese explainaeted. Le idee girano in testa, come le storie, è quando le esponiamo a qualcuno che diventano in un certo senso vere. Quando vengono capite, forse soltanto a quel punto, hai trovato qualcuno disposto a crederci e a darti una mano per realizzarle.

#2 answer

In aprile è stata pubblicata da Bao Publishing un’edizione ragionata della tua prima raccolta di fumetti: Una storia a fumetti, costruita proprio partendo dai fumetti autoprodotti che spedivi in tutta Italia più di vent’anni fa. Quali sono le differenze tra questa edizione e quella pubblicata nel 2006 da Black Velvet?

Ci sono molte pagine in più, tavole che ho spedito per posta, storie che erano finite su delle fanzine o pubblicate su delle riviste. Ho trovato le lettere con cui mi scrivevo e molte cose ho cercato di renderle più comprensibili rispetto a venti anni fa. Oggi è diventato quasi incomprensibile scriversi una lettera, parlo di posta spedita, ricevuta a casa e messa dal postino nella cassetta delle lettere. Il meccanismo con cui scambiavamo i nostri fumetti o dischi per posta era complicato anche vent’anni fa quando ho iniziato a fotocopiare le mie prime storie a fumetti. Dentro le buste c’erano i flyer, mini volantini con cui pubblicizzavamo le nuove uscite. Dovevi sperare che qualche rivista pubblicasse una tua mini recensione così arrivavano altre lettere di curiosi che volevano avvicinarsi ai tuoi fumetti. Insomma, era un mondo che girava fuori dall’edicola - che era una specie di internet di allora -  e che si muoveva fuori dalla distribuzione classica. Una storia a fumetti, oltre ai primi disastri sentimentali che mi capitavano, racconta anche di questo: di come era difficile muoversi nell’editoria cercando di raccontare storie fuori dal mercato.

#3 answer

In tutti i tuoi libri c’è un invito alla partecipazione attiva da parte del lettore, in alcuni casi coinvolgendolo ancor prima della stampa del fumetto come con i fumetti autoprodotti che spedivi ai lettori abbonati, o Come Svanire Completamente, Monokerostina e l’ultimo RAGAZZAcd per cui hai lanciato un crowfounding; in altri casi l’invito è quello di andare oltre i disegni, come in RAGAZZAcd in cui il libro deve essere sfogliato ascoltando il cd che lo accompagna, o in Le Ragazze nello studio di Munari con l’inserimento delle invenzioni cartotecniche. Si percepisce la voglia di sperimentare e coinvolgere il lettore a più livelli, da dove trai ispirazione nel costruire le storie che disegni?

In Le ragazze nello studio di Munari c’è una pagina che diventa la porta d’ingresso della libreria del protagonista. Quella pagina, nata un po’ a caso, soltanto perché ero contento di vederla nel libro ha un piccolo spioncino fustellato nella carta dove si vede la ragazza che aspetta fuori dalla porta. Quando giri la pagina è come se aprissi la porta della libreria. Non è fantastico? Mi piace quando qualcuno mi fa scoprire qualcosa di più di quello che vedo. Ad esempio oggi ho visto un video di Falcinelli, critico d’arte specializzato sulla grafica, l’illustrazione e il colore, che parlando della Carica dei 101 parla del cromatismo quasi in bianco e nero nella scena in cui l’intera carovana di cagnolini è costretta a camminare nella neve. Paragona quella scena ai video della seconda guerra mondiale, quando giravano i filmati durante i cinegiornali con intere popolazioni che dovevano abbandonare le proprie città. Quando qualcuno mi fa scoprire cose che sono nascoste così bene è come se saltassi su un livello superiore. Mi piace quando qualcuno si accorge di quello che nascondo dentro le mie storie. Mi piace anche quando mi dicono quello che ci hanno visto e a cui non avevo mai pensato. Le storie, i racconti non sono nati per essere letti ma perché speri che qualcuno ci faccia una lettura.

#4 answer

Nei tuoi libri ritroviamo mondi e personaggi fantastici, cosa nutre la tua immaginazione nel processo creativo?

Ooh, domanda difficile. Non ci sono modi con cui nutrire l’immaginazione. Anzi la fantasia è quella che sta passando un brutto periodo! Se pensi che quasi la metà dei prodotti che ci sono nelle piattaforme streaming si basano su property di quasi quarant’anni fa. Metà catalogo sono opere di fantasia nate nel secolo scorso o che comunque fanno riferimento a mode e storie ambientate venti e trenta anni fa tipo Stranger Things, oppure appartengono ad un mondo fantastico dove ambientare nuove storie: pensa alle varie serie tv nate dal mondo di Guerre Stellari. Anche le parole con cui definiamo un genere sono sostituite dal mondo fantastico di riferimento. Per intenderci Il Signore degli anelli non appartiene al genere fantasy. Il Signore degli anelli è un brand, così come lo è diventato Harry Potter. Fa strano ma ci sono tantissime persone che pensano che gli elfi siano alti e biondi e abbiano le orecchie a punta. Quando gli fai notare che sono “fantastici" e che quindi puoi fantasticare  e vederli come vuoi tu, con la tua fantasia, loro continuano a dire di no, che non si può. Gli elfi sono così. Quindi più di nutrire la fantasia, mi piace trovare problemi da risolvere in modo creativo. Ad esempio lavorando in tipografia ho cominciato a utilizzare materiale che veniva buttato via e a ottimizzare la stampa tipografica per non avere quasi nessun scarto. Così è nata Monokerostina! Ho cercato di sfruttare al meglio il formato di stampa della macchina tipografica che aveva Montaccini, la mia tipografia di riferimento. Chiedo, mi faccio consigliare come ottimizzare alla meglio e alla fine trovo la soluzione creativa rimanendo dentro “la scatola”, dentro i confini di produzione.

#5 answer

Negli anni, anche dopo un certo successo hai continuato a volte ad autoprodurti, certamente non per mancanza di interesse da parte delle case editrici, perché?

Alle volte perché certe storie non riescono ad andare in libreria. Pensa ad un libro come Come Svanire Completamente, se fosse finito in una Feltrinelli in Stazione Centrale sarebbe andato sicuramente perso, o molto più semplicemente qualcuno l’avrebbe notato e non trovando qualcuno a cui chiedere notizie l’avrebbe lasciato lì. È un libro che difficilmente un libraio ti apre, perché ha paura di perdere qualcosa del contenuto e molti quando lo comprano vogliono essere sicuri che non sia mai stato aperto prima.

Come Svanire Completamente è un libro che cominciavi a leggere già dalle prima pagine del blog in cui la protagonista raccontava piccole storie della sua vita. In un certo senso il lettore aveva già cominciato a entrare nel mondo del libro. E tutto questo era possibile se ti staccavi dall’idea della casa editrice e della distribuzione in libreria. Un esperimento che sono riuscito a realizzare in un buon periodo per le raccolte fondi online. Ratigher aveva creato una cosa simile con i fumetti Prima o mai più, in cui chiedeva ai lettori di prendere un libro che avrebbe fatto in tiratura limitata e solo per quelli che l’avevano comprato online, altri crowdfunding aiutavano band o altri progetti editoriali a nascere attraverso il sostegno degli appassionati. Era un periodo bellissimo, girando per internet potevi finanziare anche con poco progetti di sostegno, campagne di sensibilizzazione, festival indipendenti o vedere la nascita di nuovi prototipi. Questa è la ragione per cui sono nati questi libri, diversamente non sarebbero potuti nascere.

#6 answer

Il 17 settembre è uscito DUE, il nuovo libro di Enrico Brizzi nonchè il seguito di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, tu hai illustrato la copertina e la fanzine riservata a chi comprava il libro in pre-order, com’è nata questa collaborazione e cosa ha significato per te?

Quando mi hanno chiamato per la copertina del seguito di Jack Frusciante non ci credevo. Avevo già letto la notizia online e non vedevo l’ora di comprare il libro. Amo Brizzi e ho letto quasi tutti i suoi libri e fumetti, si perché aveva stampato una versione di Bastogne a fumetti, ma sicuramente aveva fatto qualcos’altro a fumetti che mi sto dimenticando. Avevo molta paura di cosa avrebbe potuto essere Due e quando abbiamo fatto la prima riunione con l’agente, l’editor, la casa editrice, il grafico e tante altre persone ho fatto più domande io che tutti i partecipanti alla chat! Poi c’è stata la telefonata di Brizzi in cui mi ha letto per la prima volta l’incipit di Due. Ero felice come quando mi chiamava la fidanzata alle superiori! Il lavoro è stato abbastanza duro, io venivo da una serie di chiusure e non avevo fatto neanche un giorno di vacanza ed era estate inoltrata. Alla copertina del libro in quella prima mega riunione è saltata fuori l’idea di fare una fanzine come “supporto” all’uscita del libro e io e Brizzi, che abbiamo la stessa età, abbiamo pensato ad un libretto fotocopiato, come andava di moda alle superiori. Un libretto con i racconti di quelli che provavamo a fare da ragazzi quando per la prima volta ti cimenti tra cose che scrivi tu e cose che leggeranno gli altri. Una specie di blog. Che poi blog, sembra già qualcosa di vecchio!

Dentro la fanzine fatta a quattro mani ci sono un sacco di riferimenti alla Bologna di allora! Le papere intorno all’intro sono un tributo a Pea-Brain una artista bolognese che aveva riempito la città con questi disegno a forma di papera. Anche le clip-art della prima pagina sono le cose che ti stampavi direttamente da word di microsoft! Ci sono i collage, ci sono i cruciverba, le cose fotocopiate e incollate senza photoshop e i disegni fatti sopra le fotocopie delle foto. Delle piccole citazioni qua e là e quella che mi piace di più è quella dedicata agli Skiantos.

#7 answer

Sei un musicista, tutta la tua arte è intrisa di musica, ogni tua storia è accompagnata da riferimenti musicali o talvolta canzoni e uno dei tuoi libri: Quando tutto diventò blu è diventato un disco di cui tu sei l’autore dei pezzi. Proposta: ti va di accostare ognuno dei tuoi libri a un disco, ovviamente a parte Ragazza cd?

Ach, sempre più difficile. Non riesco a trovarli di tutti i libri ma ci posso provare. 

Quando tutto diventò blu prima di andare in stampa come titolo provvisorio avevo trovato qualcosa simile a She lost control dei Joy Division.

La distanza è un disco di Colapesce, Ah! Anche Quando tutto diventò blu è il titolo di una canzone di Colapesce.

Negativa è Picture of you dei Cure,

Come Svanire Completamente è nato ed è stato disegnato sscoltando Laughing Stock dei Talk Talk ma, ovviamente, il titolo è preso in prestito da How Completely Disappear dei Radiohead. Un giorno ho ricevuto questa email di una ragazza che mi stava lasciando, era il testo di quella canzone.

Monokerostina è un disco degli Arcade fire.

RAGAZZAcd è nato dopo avere creato il disco di Quando tutto diventò blu, è stata una sfida - difficilissima - in cui siamo partiti dalla musica e poi siamo arrivati alla storia. In quel periodo io e Corrado ascoltavamo Menneskekollektivet delle Lost Girls.

Una storia a fumetti a tantissime citazioni musicali: Blonde Redhead, Fine Before you came, Cosmetic, Bellicosi, Frammenti, tantissimo punk hc. Erano tutte band che ascoltavo e che vedevo ai concerti dove scambiavo e vendevo i miei fumetti!

#8 answer

Negli ultimi anni uno dei temi più dibattuti quando si parla di creatività, è sicuramente l’intelligenza artificiale (AI), la vivi più come una minaccia per il tuo lavoro o come uno strumento di supporto alla creazione?

L’AI si è già stancata di fare le illustrazioni! Non le interessano più. È diventata così brava a fare le fotografie che ha capito subito, nel giro di un anno, che lo step evolutivo, dalle immagini disegnate, sarebbe stata la verosimiglianza con il reale: la realtà. In un anno ha fatto quello che la fotografia ci ha messo quasi più di 100 anni per diventare una documentazione della realtà. Guarda le finte foto del bacio di Trump con Kamala Harris, o quella del Papa con il piumino da trapper! L’AI serve a manipolare la realtà, le illustrazioni a immaginare nuovi mondi.

#9 answer

So che stai lavorando ad un nuovo libro, puoi darci qualche anticipazione?

Pochissime! Posso dire che è ambientato in una città che amo moltissimo e ho molta paura a disegnarla perché è fatta di tantissimi mattoncini.

#10 answer

Per i nostri lettori, ci consigli due fumettisti fuori dal circuito mainstream che consideri talentuosi e assolutamente da conoscere?

Questa è facile, ce ne sono tantissimi! Anche dentro il circuito mainstream che magari sono da scoprire: Guido Brualdi, Moro, Elisa Menini, Spam il mandarino psichico, Elisa Macellari, Eliana Albertini, lost kids, Marsh Mario Sullo, Lorenzo Marinucci, Joe 1, Vaga, il dj set e il gruppo di fumettisti Bad Moon Rising. Tutti da seguire sui social e da comprare.

#11 answer

Siamo giunti quasi al termine dell’intervista, in redazione siamo tutti appassionati di musica, ed è uno dei linguaggi artistici che privilegiamo, insomma amiamo questa forma d’arte come te, ci dici tre tracce a cui sei particolarmente legato. Grazie.

Ti posso dire le tre tracce che sto ascoltando in questo momento: una si chiama Il mio brano ed è un nuovo pezzo del disco che deve ancora uscire e che devo ancora registrare degli Altro. Poi Romance dei Fontaines DC, Bandiera Bianca di Battiato: provate a cantare la prima strofa del brano senza prendere fiato a metà! È difficilissimo devi partire con un enorme scorta di fiato, è come nuotare in apnea: Mr tamburino non ho voglia di scherzare, rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare.

E poi dato che ci siamo chiuderei con altri tre pezzi, che solo tre sono troppo pochi e non ci scappa neanche una playlist su Spotify. Questa estate mettevo su il disco in cuffie e mi addormentavo subito ascoltando: Excoriatin abdominal Emanation dei Carcass, Son of Lilith dei Coroner e Whirpool dei Sound.

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